Pace è anche… una lavatrice in comune!

Flash da un pomeriggio a Rondine Cittadella della Pace

“Non dobbiamo permettere la costruzione del nemico, il nemico è un inganno: le persone quando si incontrano trovano sempre la via. Siamo qui a credere ostinatamente nella pace possibile, la pace è un processo, non è un’utopia”.

Così Franco Vaccari, fondatore e presidente di ‘Rondine Cittadella della Pace’ ha accolto la benemerenza ricevuta al cinquantesimo Consiglio generale, lo scorso aprile, “per il suo impegno a favore della pace costruita su percorsi di dialogo e di riconciliazione, per aver creduto e continuato a credere nella forza e nell’importanza della formazione dei giovani e delle loro capacità di leadership”.  Franco si è detto anche “debitore” dei suoi “anni da scout”, in particolare per “concretezza, operosità e apertura”.

Nel segno di questo dialogo, il 6 dicembre scorso, Giorgia Caleari e Fabrizio Marano, Capo Guida e Capo Scout, insieme all’Incaricata al Settore Giustizia, pace e nonviolenza, Alessandra Cetro, sono andati ad incontrare questa realtà, nei dintorni di Arezzo, dove giovani che appartengono a Paesi in guerra fra loro vivono insieme in quella che viene chiamata World House.

L’accoglienza è semplice e calorosa, ci viene a prendere Josè*, un ragazzo di 20 anni della World House che dichiara di non sapere ancora l’italiano ma che, grazie alle sue doti relazionali, ci fa sentire accolti e aspettati. Franco Vaccari ci accoglie presentandoci Myriam*, una giovane ragazza che ha vissuto il percorso di Rondine, nella World House, e ha deciso di restare per mettere le sue competenze di designer al servizio di questa realtà. Realtà che per la sua vita ha costituito una svolta:

“Fino a che sei nel tuo contesto, nella tua parte, senti che ti manca qualcosa, che in ogni momento della tua vita c’è un grande assente: l’altro, quello che viene dipinto come nemico. Venire qui per me è stata la ‘ricomposizione di me’, la possibilità di una completezza, di colmare quel vuoto incontrando faccia a faccia chi prima stava solo ‘al di là’ e riconoscendolo come una persona, proprio come me, con le mie stesse fatiche e i miei stessi sogni.”

“E questo è possibile anche quando il conflitto fra i vostri rispettivi Paesi di appartenenza torna a riaccendersi?” chiedono Capo Guida e Capo Scout.

“In ogni relazione ci sono momenti in cui si torna indietro, ci sono passi falsi… allora ci troviamo davanti ad una scelta: o ritornare agli schemi consueti, del nemico, del muro dietro al quale trincerarsi; oppure scegliere di ‘stare sulla soglia’, di restare in attesa, in un terreno in parte noto, in parte inesplorato. La consapevolezza della comune umanità che hai sperimentato ti aiuta a rimanere in questo terreno con il cuore e la vita aperti al possibile, aperti al nuovo, senza rinnegare quello che si è capito fino a quel momento. Questo noi lo chiamiamo ‘stare sulla soglia’!”

Ed è proprio questo l’invito che ci fa Franco: stare sulla soglia insieme, Rondine e AGESCI, per vedere quello che può nascere, dalla partecipazione allo You Topic Fest dei primi di giugno alla creazione di stabili momenti di incontro e formazione. Allora, al caldo scoppiettare del fuoco nel camino, ci fermiamo ad approfondire la conoscenza di questa realtà. E scopriamo che Rondine non è solo il nome di questo borgo medievale a due chilometri da Arezzo che Franco ha fortemente voluto restaurare perché fosse un luogo in cui poter andare a ricaricare le batterie per la costruzione della pace, dal piccolo al grande; “un luogo significativo, come una sorta di santuario, non un movimento”, ama ribadire.

Scopriamo così che Rondine è un’esperienza offerta a ragazzi universitari i cui Paesi vivono situazioni di conflitto interno o reciproco, per permettere loro di aprirsi all’esperienza della comune umanità dell’altro e, a partire da questa esperienza trasformante, progettare un percorso di cambiamento per il proprio territorio di appartenenza. Ad oggi ci sono 288 ‘Rondini d’oro’, ragazzi che hanno finito il percorso nella World House e sono andati a ‘volare con le proprie ali’ in giro per il mondo. Proprio in quest’anno si stanno ricontattando le Rondini d’oro per valutare in termini qualitativi l’impatto che questa esperienza ha avuto negli anni.

Rondine è un’esperienza così vitale che ne ha generate altre: la possibilità di trascorrere il quarto anno di scuola superiore a Rondine – negli anni frequentato anche da parecchi ragazzi e ragazze scout –  e la nascita di ‘sezioni Rondine’, sezioni di scuola secondaria di secondo grado che applicano il metodo Rondine per la risoluzione creativa dei conflitti in varie città italiane.

Basim*, uno dei ragazzi della World House che ci accompagna nel percorso, ci spiega che la prima sfida che accomuna tutti è lo studio dell’italiano, lingua nuova per tutti, imparata insieme e alla base della comunicazione; una comunicazione autentica che richiede una profonda conoscenza della lingua nelle sue sfumature e tanta pazienza per superare le frequenti iniziali incomprensioni!

Basim* si commuove quando ci mostra la chiesa in cui avvengono i momenti di condivisione della propria interiorità e che – ci tiene a dirci – non è sconsacrata, anzi diventa spesso un luogo di preghiera. E dagli abbracci che si scambiano lui e il nostro ‘autista ventenne’ si può percepire come quegli scambi, quella condivisione del cuore riescano davvero a generare rapporti altri, autentici e profondi, capaci di costruire un mondo nuovo, più luminoso, più fraterno, più ‘casa’.

Il calore del loro abbraccio ci accompagna in lavanderia, zona che si trova in un cortile centrale, “al cuore di Rondine”, ci dicono, perché “lì tutto è cominciato”.

I primi ragazzi ospitati, infatti, erano russi e ceceni che “andavano in giro a parlare e a raccontare che è possibile essere amici fra popoli nemici”… poi una sera ‘il Franco’ riceve una telefonata: “Qui c’è un problema: una sola lavatrice”. I ragazzi non accettavano di lavare la propria biancheria nella stessa lavatrice.  “O ci compri un’altra lavatrice o ce ne andiamo” questa la ‘proposta’.

La lavatrice a Rondine è ancora una sola ma dalla partenza insoddisfatta di quel primo gruppo di ospiti Franco ha capito che stava cercando proprio quello: donne e uomini disposti a mettere in comune davvero e concretamente la propria persona e la propria vita quotidiana, anche negli aspetti più scomodi di sé stessi, disposti a scegliere di riconoscersi fratelli nonostante la fatica che fa fare la concreta e reale presenza dell’altro.

Questo lo sperimentiamo, in forma più o meno grande, anche nella nostra vita di capi, quando scegliamo di stare davvero al passo dell’ultimo in route, di riconoscere anche nel bambino e nella bambina, nel ragazzo e nella ragazza che ci fanno fare più fatica il volto di un fratello e di una sorella preziosi, che “valgono il sangue di Dio”, davanti ai quali stare, pur nella fatica, da fratelli e sorelle maggiori.

Allora salutiamo Rondine con un grato arrivederci e ci accorgiamo di comprendere più in profondità gli sguardi luminosi delle persone incontrate: sono gli sguardi di chi ha sperimentato la bellezza inaspettata della pace nella sua concretezza e vuole contagiare il mondo con questa scoperta!

 

Alessandra Cetro

Incaricata nazionale al Settore Giustizia, pace e nonviolenza

*Nomi di fantasia

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